Penetrata l`Ucraina, le nostre vite non sono piu` le stesse. Questo e` certo. Ogni volta che ci capita di affacciarci ad una nuova finestra o passare un uscio ignoto, l`impatto e` violento. Non riusciamo ancora a cogliere una regola ucraina: ogni villaggio, ogni citta`, ogni persona e` un mondo a se`. Lasciata Khmelnitsky e la sua gente un po` disillusa, mollata una mazzetta a due ciccioni in divisa, ci siamo rimessi sulle strade disastrate (alle quali iniziamo ad assuefarci) di questa specie di Sicilia gigante e ci siamo precipitati ad Odessa. Un pianeta a parte. Accolti e coccolati da Leonardo, couchsurfer equadoregno, ci siamo allontanati un milione di anni luce dal nostro argomento d`indagine. Odessa ha i turisti, e` bagnata dal Mar Nero, Chernobyl non e` mai esistita. Abbiamo ripreso a respirare. Abbiamo quasi evitato di chiedere, per non distogliere i nostri ospiti dal loro sano bel vivere. Solo poche ore prima di ripartire, proprio dentro una Dacia russa, in un villaggio a pochi passi dalla spiaggia, abbiamo `rubato` una piccola intervista: la padrona di casa ha acconsentito a raccontarci una sua esperienza personale risalente all`86. Parecchio legata all`irresponsabile mutismo sovietico.
Adesso siamo a Kiev, da non piu` di un`ora, sempre piu` vicini alla nostra meta. Continuiamo il nostro viaggio nel tempo. Continuiamo a mettere da parte giga e giga di materiale, ma non riusciamo ancora ad immaginare dove ci sta portando il percorso disegnato poche settimane fa.
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